il gruppo aeronautico Piaggio Aerospace, nato da una costola della storica azienda Rinaldo Piaggio, con sede a Villanova d'Albenga e Genova, occupa circa 1.300 lavoratori tra la sede principale e l'indotto, ed è impegnata sul versante dell'aviazione civile e militare, specializzata nella produzione del velivolo commerciale P.180 e del velivolo a pilotaggio remoto P.1HH, un drone progettato per scopi militari e per la sorveglianza e la ricognizione aerea, marittima e del territorio;
il gruppo è attualmente di proprietà del Fondo Mubadala di Abu Dhabi, azionista unico della società, che nel 2017, in conseguenza del nuovo piano industriale approvato dall'azienda, ha rifinanziato la Piaggio Aerospace con oltre 250 milioni di euro. Oltre agli azionisti di Abu Dhabi, altro partner principale della Piaggio Aerospace nel programma per la produzione e la vendita dei droni risulta essere Leonardo;
il programma dei velivoli a pilotaggio remoto P.1HH e lo sviluppo del drone P.2HH, evoluzione del modello attualmente in produzione, è quindi strategico, per un verso poiché rappresenta una eccellenza tecnologica italiana per lo sviluppo di un sistema aeronautico dal contenuto di innovazione di grande rilevanza a livello mondiale, dall'altro è fondamentale per la sopravvivenza stessa di questa storica azienda, anche perché è stata manifestata l'intenzione di mantenere la produzione in Italia e proprio nello stabilimento di Villanova d'Albenga;
l'8 febbraio 2018 il Ministro della difesa pro tempore Roberta Pinotti, aveva trasmesso alle Camere lo schema di decreto ministeriale che destinava 766 milioni di euro per l'acquisto di 20 droni P.2HH. L'esame dell'atto del governo non è stato concluso dalle competenti commissioni, a causa del termine della Legislatura e il testo è passato all'esame della Commissione speciale prima e delle nuove commissioni Difesa di Camera e Senato nella XVIII Legislatura. L'ultima trattazione dell'argomento in Commissione difesa al Senato risale però al 4 luglio 2018, durante la quale sono stati richiesti ulteriori approfondimenti, anche attraverso una generica richiesta di audizioni;
l'atteggiamento che appare attendista del Governo nel definire le proprie intenzioni relativamente al programma dei droni, ha destato preoccupazione anche nella proprietà Mubadala, che a più riprese ha parlato di crisi e di liquidazione dell'azienda nel caso di un passo indietro del Governo italiano, destando forte preoccupazione tra i 1.300 lavoratori;
il 20 settembre scorso, durante la seduta di interrogazioni a risposta immediata in Senato, rispondendo ad una interrogazione del PD (3-00216), nella quale si chiedeva al Governo un chiarimento circa le intenzioni dell'Esecutivo sul programma dei droni e una nuova calendarizzazione per il decreto ministeriale in Commissione, il Ministro della Difesa, Trenta, ha dichiarato che il programma trova la piena approvazione del suo dicastero, in virtù anche del "dual use", militare e civile (per il controllo del territorio, a livello ambientale, al contrasto degli incendi boschivi, per il monitoraggio dei siti archeologici);
nonostante questa dichiarazione, ad oggi l'atto del Governo relativo al decreto ministeriale in oggetto non risulta ancora ricalendarizzato;
i lavoratori, entrati in stato di agitazione, hanno incontrato il Presidente della Regione Liguria Toti e altri rappresentanti delle istituzioni locali. Il 20 novembre è stato convocato al Ministero dello sviluppo economico il Tavolo sulla vicenda Piaggio Aerospace, al quale saranno presenti i delegati sindacali, alcuni sindaci e i rappresentanti istituzionali;
il via libera al programma pluriennale per la produzione dei droni, che spalmerebbe i finanziamenti sui 15 anni a venire, garantirebbe la sopravvivenza dell'azienda e il mantenimento del livello occupazionale,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non ritengano necessario ed urgente riavviare e portare a rapida conclusione l'esame del decreto ministeriale relativo al programma pluriennale per la produzione e la vendita di 20 droni da parte di Piaggio Aerospace, ancora fermo nelle Commissioni Difesa delle Camere, al fine di garantire la sopravvivenza di un'azienda che, come ha affermato lo stesso Ministro della difesa in Senato, rappresenta un'eccellenza nazionale nell'industria di settore, e il livello occupazionale dei 1.300 lavoratori di Villanova d'Albenga.